lunedì 16 ottobre 2006

Starbucks e il caffè americano

Nello scorso mese di settembre, Starbucks ha visto salire il titolo in borsa del 6,9%. Dal 9 agosto scorso a oggi il prezzo è passato da 29,55USD a 38,36USD (soltanto oggi è stato guadagnato l'1,24%) e sta tornando ai massimi registrati tra lo scorso aprile e maggio. L'approccio di marketing è unico e ormai ben consolidato, basato su un forte radicamento nel territorio e su un brand talmente riconoscibile da consentire persino un effetto leva dei prezzi al pubblico quando necessario. I suoi locali in giro per gli USA ricchi e meno ricchi sono sempre pieni e la mattina c'è la fila per prendere in mano il bicchierone di liquido marrone bollente chiamato caffè, con le dita protette da una fascetta salva polpastrelli. La presenza internazionale si espande a ritmi imperiali soprattutto in paesi avidi di americanizzazione (Giappone, Taiwan, India, Russia ed Egitto): sì, anche Russia ed Egitto, perchè non ci sono confini al Google del caffè. Il valoredegli immobili si misura sulla vicinanza a un negozio Starbucks.
Eppure, sono convinto che non durerà. I locali non hanno più quella novità che negli anni passati aveva contraddistinto l'ascesa soprattutto negli USA. Soltanto a Manhattan per esempio ci sono decina e decine di caffè e bar che mostrano più freschezza e originalità. Gusto raffinato e magari di nicchia negli arredamenti, più cortesia e ricerca di prodotti più originali e meno complessi dei frappu-qualche cosa che caratterizzano Starbucks. Non potrà continuare a crescere negli USA così com'è: e infatti, al grido di "la migliore difesa è l'attacco", ecco che sono disponibili bibite fredde pronte per l'uso (già sperimentate con successo in Giappone) e addirittura pasti caldi. Questa ultima trovata sarà testata presto in circa 200 locali dell'area newyorchese. Sono tuttavia convinto che Starbucks non potrà continuare a fare tutto e sempre di più.
Riparlerò presto di Starbucks e del mondo del caffè in generale.

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