martedì 3 ottobre 2006

Il pistacchio iraniano e l'agricoltura rumena

Due storie che apparentemente nulla hanno da condividere. Le relazioni commerciali tra i paesi impongono però uno scambio continuo che in qualche modo può essere limitato o sviluppato da provvedimenti di organismi sovranazionali.
Partiamo dall'Iran, dove il non indifferente reddito proveniente dalla raccolta e dalla vendita del pistacchio è a rischio. In caso di sanzioni commerciali nei confronti dell'Iraq, gli agricoltori sarebbero i primi a soffrirne. Se pensiamo che l'industria del pistacchio iraniano nel 2005 ha generato ricavi per 650 milioni di euro con una produzione di 140mila tonnellate e dato lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori, ci rendiamo conto del rischio che corrono le famiglie di contadini. Ali Asadi, manager dell'Aria Pistachio, prova a essere ottimista, ricordando che nel caso le sanzioni fossero applicate, il primo settore a dolersene sarà l'industria di stato e del petrolio soprattutto, non certamente quella del pistacchio. Alla lunga però, non potrà non risentirne.
A diverse latitudini, in Romania, il mondo dell'agricoltura è davanti a una vera e propria rivoluzione. In procinto di entrare nella UE, gli allevatori e gli agricoltori sono pronti a essere sommersi dai
fondi che sono stanziati a livello europeo per l'agricoltura. Rischio di addentrarmi in un ginepraio, e cito quindi soltanto un interessantissimo articolo sui lati nascosti degli enormi interessi in ballo. Per tornare ai casi rumeni, si stima in un miliardo di euro la somma destinata alla Romania. Questa somma dovrebbe essere sufficiente per rimodernare il mondo dell'agricoltura e per consentire uno sviluppo maggiore. L'agricoltura in Romania vale la metà del PIL.

1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Ciao,
ti dico velocemnte perchè vado di corsa. Sul mio blog c'è un post che si chiama "veloce veloce". Se ti va mi farebbe piacere se partecipassi con noi a questa cosa! Chi lo sa, magari può essere divertente!!

1:55 PM  

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