domenica 13 luglio 2008

La Guru e Matteo Cambi



E così, un nuovo caso di mala gestio si propone cotto e mangiato per il pubblico curioso di "sgoob". I quotidiani degli ultimi due giorni hanno scritto molto sulla notizia del fallimento della Guru di Matteo Cambi, privilegiando però gli aspetti ritenuti di maggiore commestibilità per il grande pubblico: ecco quindi il Corriere della Sera dedicare oggi un indispensabile articolo sugli sperperi del giovane modista e modaiolo. Vorrei però sottolineare che ogni imprenditore è libero di spendere i propri soldi come meglio crede, nel rispetto delle norme esistenti. Ciò che mi fa pensare piuttosto è che il patrigno del Cambi (e con deleghe all'attività imprenditoriale) è stato sorpreso mentre, appena uscito in banca con mezzo milione di euro in assegni circolari, preparava con probabilità la fuga. Ebbene, la Jam Session, la società cuore dell'attività imprenditoriale del marchio Guru, era appena entrata in un piano di concordato preventivo; tale piano viene benedetto dal tribunale e serve (servirebbe) a consentire all'imprenditore sull'orlo del fallimento di salvare il salvabile e provare a cercare soluzioni alla crisi. A distanza di pochi giorni, la Procura di Parma chiede addirittura il fallimento. La banca che allunga ben mezzo milione di euro in assegni circolari, quindi praticamente contanti, a un imprenditore in concordato preventivo, che banca è? Possibile che nessun funzionario abbia avuto il minimo dubbio, si sia ftto una sola domanda, abbia cercato una soluzione alternativa? No, niente di tutto ciò. Ora, i tre imputati di bancarotta fraudolenta e altri reati, se riconosciuti colpevoli, sconteranno qualche anno di carcere. Probabilmente non molti. Una volta usciti, potranno ancora godere di discreti gruzzoli che sicuramente saranno stati parcheggiati a lungo termine all'estero. Non a caso, poco tempo fa, una società olandese in qualche modo collegata con gli imprenditori parmensi, aveva venduto la licenza del marchio Guru (la famosa margherita stilizzata) a un gruppo indiano, che paga a tale società olandese mucchi di royalties che in Olanda godono di un trattamento fiscale molto, ma molto privilegiato. Scommettiamo che questi soldini non saranno mai oggetto di sequestro da parte delle autorità italiane, perchè introvabili?

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1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

In Italia falliscono aziende sane a causa dell'insano protagonismo dei loro titolari.. Cirio, Parmalat ed ora Guru sono andate per stracci perchè il narcisismo è un pozzo senza fondo.. Macchine, aerei, calciatori, attricette e prostitute (il confine è labile..) e ovviamente cocaina a secchiate.. Per questo motivo ci hanno rimesso le penne operai ed impiegati, gente che andava al lavoro tutte le mattine senza sognarsi mai di cambiare il Cayenne ogni due mesi.. Per questa gente ci vuole proprio la Cayenne di Papillon, l'isola del diavolo da dove si esce (ancora oggi..) solo da morti.

5:11 PM  

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