Il nuovo corso della Svezia: mazzette e "passaporti" falsi per il web.
Chi ormai ha qualche anno alle spalle forse ricorderà un telefilm degli anni '70 ambientato in Svezia, "Emil": aria fresca, vita agreste e buonismo in dosi massicce. I tempi cambiano e negli ultimi due giorni un paio di notizie hanno attirato la mia attenzione, dirigendola verso il paese scandinavo.
Tanto per cominciare, esiste un ufficio anti-corruzione, e già questo potrebbe essere visto come un segno
dei tempi. Il problema è che tale ufficio lavora a pieno ritmo, attualmente impegnato in investigazioni su mazzette pagate dalla Saab in Austria e nella Repubblica Ceca per "piazzare" l'aereo da combattimento Gripen e in altre mazzette, pagate questa volta in Argentina dalla Skanska, per investimenti relativi alla costruzione di un gasdotto. La scusa, banale: "il business all'estero funziona così". Noto con piacere che pur parlando di tangenti e mazzette, il nome dell'Italia non figura.
La seconda notizia, più sfiziosa, riguarda una società che vanta con orgoglio una sorta di pirateria informatica e si erge a paladina dei "cambi" di nazionalità sul web. La loro attività è diretta contro gli interessi corporativi dei governi e delle società, che vietano ai cittadini del mondo di usufruire a pieno di tutte le risorse che il web offre loro. Il costo per il "country shifting", ovvero per raggiungere i siti di interesse, spacciandosi come utenti provenienti da provider di paesi diversi da quello di reale appartenenza, costa poco: a partire da soli 4 euro al mese. Insomma, nascondiamoci dietro falsi indirizzi IP per godere appieno della libertà di internet. Non a caso, la società è sponsorizzata, non in soldi ma con "opere di bene", dal Pirate party, un partito che alle ultime elezioni svedesi è riuscito a intercettare ben 35000 voti in un paese che non arriva a 9 milioni complessivi di abitanti.
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