Il declino di Starbucks
Massimo Gaggi, uno dei miei preferiti editorialisti del Corriere della Sera, pubblica oggi un pezzo su Starbucks. E il leit-motiv è sempre lo stesso: il caffè americano per antonomasia è sulla strada del declino. Il titolo è ai minimi da due anni e mezzo, la magia - dice Gaggi - è finita. Ha ragione, non è soltanto una questione di flussi di cassa, di dividendi o di solidità finanziaria: molti ritengono che Starbucks sia ancora un buon titolo e che non può scendere oltre. Quello che si è perso è invece l'aura di caffetteria d'elite, l'esperienza del "prendere un caffè da Starbucks", il piacere del tempo lento ed elitario e anche - non ultimo, come sottolineato nell'ultimo paragrafo - l'aroma forte e inconfondibile di caffè tostato.
Sul sito della BBC, invece, qualche arido ma utile numero. I profitti dell'ultimo trimestre sono schizzati verso l'alto (+35%), ma le previsioni per il 2008 sono grigie nel mercato più importante, gli USA. La solita storia dell'aumento delle materie prime (sappiamo bene che non può essere soltanto questo); in compenso, si prevede l'apertura di ben 2500 nuovi negozi nell'anno fiscale 2008, appena cominciato.
Etichette: Starbucks
1 Commenti:
adesso fate largo a Illy
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