La Cina alle prese con l'inflazione
Doveva succedere. Uno sviluppo fin troppo pompato, produttività e consumi alle stelle, solido ancoraggio delle riserve al dollaro USA. Nel mese di ottobre l'inflazione in Cina raggiunge il 6,5% su base annua. I prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 17,6% nel corso dello stesso mese: in particolare è schizzato alle stelle il prezzo della carne di maiale, che ha raggiunto aumenti del 55%.
Sul Corriere della Sera di ieri (purtroppo non ho trovato il link), un interessante articolo di Bill Emmott, ex direttore dell'Economist, disegna i futuri possibili scenari per la Cina nell'era dell'inflazione. La moneta cinese non è rivalutata da anni e ha, ovviamente, raggiunto un peso non indifferente, aiutando pesantemente l'esportazione. Il petrolio (che la Cina acquista come se fosse acqua minerale) a 100 dollari impone un cambio di prospettiva: l'uso della moneta finalizzato al controllo dell'inflazione piuttosto che alla difesa delle esportazioni. Una forte rivalutazione nel breve-medio termine appare pertanto necessaria e una riduzione dei forsennati acquisti di petrolio anche. Un conseguente aumento della produzione di energia non basata su combustibili diventerà quindi una priorità.
Etichette: cina, inflazione
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