Si è scherzato: Telecom torna indietro ... andando avanti
Finalmente, il CdA ieri pomeriggio. Numerosissimi lanci di agenzia, articoli, fondi (sono curioso di leggere quelli cartacei tra qualche ora) e post in tanti blog. Cercherò di tracciare qualche spunto diverso e mi scuso in anticipo per la lunghezza inusuale del post.
Innanzitutto, si è detto che i consiglieri, tra i quali ben 10 “indipendenti” su 20, non erano informati dei progetti esposti da Tronchetti. È certo però che Buora all’ora di pranzo esponeva le nuove linee guida alla prima linea dei dirigenti Telecom. Possibile che i Baratta, i Bracco, i De Sole, i Pistorio (tutti membri del board) non ne sapessero nulla? Va beh. E come mai dopo solo tre ore di discussione hanno tutti votato all’unanimità? Tre sole ore per approvare il bilancio del primo semestre 2006 e per decidere una svolta così rilevante? Nella presentazione esposta dal Tronchetto, rinvenibile qui, si giustifica la costituzione delle due nuove (vecchie?) società che gestiranno il mobile e la rete con: 1) l’intento di garantire focus ed efficacia allo sviluppo di offerte, soprattutto nella banda larga e nella creazione di contenuti; 2) rispettare le pressioni dell’attuale regolamentazione e incrementare la competitività; 3) incrementare la flessibilità operativa e finanziaria per aumentare la presenza internazionale del gruppo.
Pensierino sul punto 1: la vera novità viene da Murdoch, Telecom produce già miliardi di offerte.
Pensierino sul punto 2: da quando ci si preoccupa delle pressioni regolatorie? E perché incrementare la competitività? Per molti aspetti la SIP è ancora viva.
Pensierino sul punto 3: è come chiedere a un elefante di fare acrobazie su un trapezio. La presenza – soprattutto in Francia e Germania – è già forte. I gestori locali di telefonia lasceranno tutto questo lucroso spazio?
Perimetro attività: non è chiaro perché la gestione dei sistemi informatici e i Business Services debbano finire nel Mobile. Significa che innovazione di business e gestione del capitale informatico non avranno alcun rilievo per la rete e per i famigerati contenuti (in prestito usuraio da squaletto Murdoch)?
Lucido numero 7: il semplice scorporo della rete garantirà automaticamente “piena trasparenza”. È come se Moggi ai tempi d’oro avesse costituito una società separata dalla Juventus per la gestione di prebende e favori. Sarebbe stato sufficiente a garantire maggiore trasparenza? Ancora: questa trasparenza ritrovata garantirebbe, secondo Tronchetti, la riduzione dei tempi di risposta alle esigenze di mercato. L’elefante di cui parlavo prima non è ancora arrivato al tendone del circo, figurarsi al trapezio. Sempre secondo la medesima tavola, Telecom chiederà al “regolatore” italiano (Ministeri e Autorità garanti) di ridurre il peso delle norme. Quindi cambierà anche la Costituzione: Telecom legifera e regolamenta.
Altre considerazioni. Vendere TIM è tradotto in tronchettese con “valorizzazione del business di comunicazione mobile”. Possibili acquirenti: non credo alle telco straniere. Telefonica, più in forma economicamente, ha già preso schiaffi in Italia con le esperienze IPSE e Atento. Deutsche Telekom e BT hanno troppi cavoli ai quali pensare a casa propria e temono anche le difficoltà di coesione manageriale. De Benedetti? Più probabile, ma quale? Il padre, con grande liquidità in tasca e appoggi vari o il figlio Marco (ex amministratore delegato di TIM) con il fondo Carlyle?
Intanto. Intanto vanno in fumo molti progetti, come quello che avrebbe dovuto consentire l’unificazione dei sistemi amministrativi e di transazioni: importo bruciato pari a 50 milioncini di euro. Intanto, la capitalizzazione di borsa di Telecom è pari a poco più di 30 miliardi di euro: davvero nessuno è interessato a prendersi tutto a questi prezzi (certo, il debito è tanto)? Intanto, sarebbe carino trovare una spiegazione al rialzo odierno del titolo Fastweb: ben il 5,33%! Qualcuno pensa che rete di qua e fibra ottica di là facciano una gran bella figura insieme?
Infine, è possibile sapere perché sul sito di Telecom i “tabs” non funzionano e gli unici due cliccabili riportano alla stessa pagina? La settimana scorsa a non funzionare era il tab Investitori.
Innanzitutto, si è detto che i consiglieri, tra i quali ben 10 “indipendenti” su 20, non erano informati dei progetti esposti da Tronchetti. È certo però che Buora all’ora di pranzo esponeva le nuove linee guida alla prima linea dei dirigenti Telecom. Possibile che i Baratta, i Bracco, i De Sole, i Pistorio (tutti membri del board) non ne sapessero nulla? Va beh. E come mai dopo solo tre ore di discussione hanno tutti votato all’unanimità? Tre sole ore per approvare il bilancio del primo semestre 2006 e per decidere una svolta così rilevante? Nella presentazione esposta dal Tronchetto, rinvenibile qui, si giustifica la costituzione delle due nuove (vecchie?) società che gestiranno il mobile e la rete con: 1) l’intento di garantire focus ed efficacia allo sviluppo di offerte, soprattutto nella banda larga e nella creazione di contenuti; 2) rispettare le pressioni dell’attuale regolamentazione e incrementare la competitività; 3) incrementare la flessibilità operativa e finanziaria per aumentare la presenza internazionale del gruppo.
Pensierino sul punto 1: la vera novità viene da Murdoch, Telecom produce già miliardi di offerte.
Pensierino sul punto 2: da quando ci si preoccupa delle pressioni regolatorie? E perché incrementare la competitività? Per molti aspetti la SIP è ancora viva.
Pensierino sul punto 3: è come chiedere a un elefante di fare acrobazie su un trapezio. La presenza – soprattutto in Francia e Germania – è già forte. I gestori locali di telefonia lasceranno tutto questo lucroso spazio?
Perimetro attività: non è chiaro perché la gestione dei sistemi informatici e i Business Services debbano finire nel Mobile. Significa che innovazione di business e gestione del capitale informatico non avranno alcun rilievo per la rete e per i famigerati contenuti (in prestito usuraio da squaletto Murdoch)?
Lucido numero 7: il semplice scorporo della rete garantirà automaticamente “piena trasparenza”. È come se Moggi ai tempi d’oro avesse costituito una società separata dalla Juventus per la gestione di prebende e favori. Sarebbe stato sufficiente a garantire maggiore trasparenza? Ancora: questa trasparenza ritrovata garantirebbe, secondo Tronchetti, la riduzione dei tempi di risposta alle esigenze di mercato. L’elefante di cui parlavo prima non è ancora arrivato al tendone del circo, figurarsi al trapezio. Sempre secondo la medesima tavola, Telecom chiederà al “regolatore” italiano (Ministeri e Autorità garanti) di ridurre il peso delle norme. Quindi cambierà anche la Costituzione: Telecom legifera e regolamenta.
Altre considerazioni. Vendere TIM è tradotto in tronchettese con “valorizzazione del business di comunicazione mobile”. Possibili acquirenti: non credo alle telco straniere. Telefonica, più in forma economicamente, ha già preso schiaffi in Italia con le esperienze IPSE e Atento. Deutsche Telekom e BT hanno troppi cavoli ai quali pensare a casa propria e temono anche le difficoltà di coesione manageriale. De Benedetti? Più probabile, ma quale? Il padre, con grande liquidità in tasca e appoggi vari o il figlio Marco (ex amministratore delegato di TIM) con il fondo Carlyle?
Intanto. Intanto vanno in fumo molti progetti, come quello che avrebbe dovuto consentire l’unificazione dei sistemi amministrativi e di transazioni: importo bruciato pari a 50 milioncini di euro. Intanto, la capitalizzazione di borsa di Telecom è pari a poco più di 30 miliardi di euro: davvero nessuno è interessato a prendersi tutto a questi prezzi (certo, il debito è tanto)? Intanto, sarebbe carino trovare una spiegazione al rialzo odierno del titolo Fastweb: ben il 5,33%! Qualcuno pensa che rete di qua e fibra ottica di là facciano una gran bella figura insieme?
Infine, è possibile sapere perché sul sito di Telecom i “tabs” non funzionano e gli unici due cliccabili riportano alla stessa pagina? La settimana scorsa a non funzionare era il tab Investitori.
4 Commenti:
Questo vuol dire 'spostare soldi' e si fa solo quando si ha del marcio in bilancio, che poi se tu a dovermelo insegnare.
In questo caso, significa farsi dare dei soldi per pagare debiti che in cinque anni non si è riusciti neanche a diminuire. E siccome questi debiti minano la struttura finanziaria delle scatole pirelliane, ecco che vendendo pezzi a casaccio si ottiene la possibilità di andare avanti. Come scrivevo, nessun piano industriale, solo il cappello rovesciato teso all'uscita della Borsa.
Nemo, avevo letto dell'idea e in termini astratti non mi dispiacerebbe. Ipotizza però per un momento soltanto che Grillo si lasci prendere dalla situazione e decida di andare contro le "deleghe" ricevute. Ovviamente le avrà ricevute in bianco o quasi. Potremmo avere una soluzione peggiore del problema. Detto ciò, non si può negare che Grillo e Dagospia siano ormai alcuni dei più realmente accreditati guru dell'informazione economica.
ciao
necessita di verificare:)
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