giovedì 3 maggio 2007

La multinazionale del caffè


E' Starbucks, senza ombra di dubbio. Nessuna catena riesce a vendere caffè in ogni parte del globo (Italia esclusa, ovviamente) come fa la società di Seattle. Gli interessi e i soldi girano vorticosamente e spesso si confondono con la politica e l'affarismo spinto: Starbucks è un colosso con una vera e propria diplomazia commerciale. Ne sono un esempio le notiziole che riporto.
In Romania, gli inventori del frappuccino hanno aperto da meno di un mese il primo negozio nel paese, che farà da apripista a un business in crescita in tutta l'Europa dell'Est. Partner di Starbucks in questa avventura è la Marinopoulos Coffee Company III, società greca che già collabora con gli statunitensi in Grecia, a Cipro, in Svizzera e in Austria.
In India, potrebbero essere aperti entro l'inizio del prossimo anno ben 100 negozi. E' stato infatti superato l'ostacolo della FIPB (Foreign Investment Promotio Board), che ha dato il via libera. Rimane il nodo delle modalità giuridiche con cui sbarcare nell'enorme nazione indiana, considerato che la legislazione consente gli investimenti stranieri con alcuni limiti. Il modello classico sviluppato da Starbucks, quello della joint venture, potrebe lasciare il passo a un franchising, che lascerebbe agli investitori locali la proprietà degli esercizi commerciali. A Delhi e Mumbai le prime aperture.
In Etiopia, infine, è stato siglato con il governo locale un accordo di marketing e di gestione di marchi al fine di chiudere una vertenza che rischiava di minare alcuni dei brand utilizzati dalla società americana e, al contempo, di impedire al governo etiope di poter sfruttare a dovere l'alta qualità dei chicchi prodotti sulle proprie terre. In un paese dove quasi un quarto della popolazione è coinvolta a vario titolo nell'industria del caffè, questo accordo dovrebbe portare più di qualche reale beneficio ai contadini.

Etichette: , , ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page