domenica 22 ottobre 2006

Importeremo mele dalla Cina?

La produzione di frutta e verdura in Cina sale vertiginosamente: la prima quadruplica e la seconda raddoppia. Sono dati non recentissimi, del 2004, ma la tendenza è segnata. La stragrande maggiorparte di questa produzione è per il mercato interno. Ciò lascia pensare che i Cinesi stiano imparando a mangiare meglio. Ma non è questo l’intento del governo cinese. I maggiorenti del partito hanno infatti pensato che se sono capaci di produrre ed esportare i più disparati beni di consumo, saranno anche in grado di esportare la frutta e di far diventare la Cina il primo esportatore di mele al mondo: parola di ministro dell’agricoltura. Si stanno anche studiando nuove varietà del frutto.
Le ragioni del commercio globale non possono però fermarsi qui. Molti paesi sono interessati alla produzione cinese di patate (la più ampia del mondo) e allo stoccaggio, refrigerazione e controllo qualità nello stesso paese.

lunedì 16 ottobre 2006

Starbucks e il caffè americano

Nello scorso mese di settembre, Starbucks ha visto salire il titolo in borsa del 6,9%. Dal 9 agosto scorso a oggi il prezzo è passato da 29,55USD a 38,36USD (soltanto oggi è stato guadagnato l'1,24%) e sta tornando ai massimi registrati tra lo scorso aprile e maggio. L'approccio di marketing è unico e ormai ben consolidato, basato su un forte radicamento nel territorio e su un brand talmente riconoscibile da consentire persino un effetto leva dei prezzi al pubblico quando necessario. I suoi locali in giro per gli USA ricchi e meno ricchi sono sempre pieni e la mattina c'è la fila per prendere in mano il bicchierone di liquido marrone bollente chiamato caffè, con le dita protette da una fascetta salva polpastrelli. La presenza internazionale si espande a ritmi imperiali soprattutto in paesi avidi di americanizzazione (Giappone, Taiwan, India, Russia ed Egitto): sì, anche Russia ed Egitto, perchè non ci sono confini al Google del caffè. Il valoredegli immobili si misura sulla vicinanza a un negozio Starbucks.
Eppure, sono convinto che non durerà. I locali non hanno più quella novità che negli anni passati aveva contraddistinto l'ascesa soprattutto negli USA. Soltanto a Manhattan per esempio ci sono decina e decine di caffè e bar che mostrano più freschezza e originalità. Gusto raffinato e magari di nicchia negli arredamenti, più cortesia e ricerca di prodotti più originali e meno complessi dei frappu-qualche cosa che caratterizzano Starbucks. Non potrà continuare a crescere negli USA così com'è: e infatti, al grido di "la migliore difesa è l'attacco", ecco che sono disponibili bibite fredde pronte per l'uso (già sperimentate con successo in Giappone) e addirittura pasti caldi. Questa ultima trovata sarà testata presto in circa 200 locali dell'area newyorchese. Sono tuttavia convinto che Starbucks non potrà continuare a fare tutto e sempre di più.
Riparlerò presto di Starbucks e del mondo del caffè in generale.

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giovedì 5 ottobre 2006

Sospensione

Sarò in viaggio fino alla fine della settimana prossima e mi sarà obiettivamente quasi impossibile aggiornare il blog in questo periodo. Ci rileggeremo al mio ritorno.

martedì 3 ottobre 2006

Il pistacchio iraniano e l'agricoltura rumena

Due storie che apparentemente nulla hanno da condividere. Le relazioni commerciali tra i paesi impongono però uno scambio continuo che in qualche modo può essere limitato o sviluppato da provvedimenti di organismi sovranazionali.
Partiamo dall'Iran, dove il non indifferente reddito proveniente dalla raccolta e dalla vendita del pistacchio è a rischio. In caso di sanzioni commerciali nei confronti dell'Iraq, gli agricoltori sarebbero i primi a soffrirne. Se pensiamo che l'industria del pistacchio iraniano nel 2005 ha generato ricavi per 650 milioni di euro con una produzione di 140mila tonnellate e dato lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori, ci rendiamo conto del rischio che corrono le famiglie di contadini. Ali Asadi, manager dell'Aria Pistachio, prova a essere ottimista, ricordando che nel caso le sanzioni fossero applicate, il primo settore a dolersene sarà l'industria di stato e del petrolio soprattutto, non certamente quella del pistacchio. Alla lunga però, non potrà non risentirne.
A diverse latitudini, in Romania, il mondo dell'agricoltura è davanti a una vera e propria rivoluzione. In procinto di entrare nella UE, gli allevatori e gli agricoltori sono pronti a essere sommersi dai
fondi che sono stanziati a livello europeo per l'agricoltura. Rischio di addentrarmi in un ginepraio, e cito quindi soltanto un interessantissimo articolo sui lati nascosti degli enormi interessi in ballo. Per tornare ai casi rumeni, si stima in un miliardo di euro la somma destinata alla Romania. Questa somma dovrebbe essere sufficiente per rimodernare il mondo dell'agricoltura e per consentire uno sviluppo maggiore. L'agricoltura in Romania vale la metà del PIL.