sabato 30 settembre 2006

Dubai adesso cerca gloria nel cinema

Ormai è assodato il fatto che gli Emirati Arabi hanno accettato che la loro economia non può basarsi sul solo petrolio.
Dubai ha iniziato da tempo con lo sviluppo immobiliare, con il turismo e con gli investimenti finanziari. Ora c’è anche il cinema. È nata infatti Dubai Media City, che già ospita 72 broadcasters (incluse stelle di prima grandezza, come MBC, BBC World, CNN e Reuters) e che permette a ben 162 canali di trasmettere nell’etere. Il prossimo passo è la produzione cinematografica. La Fortitude Entertainment Group, uno dei maggiori produttori hollywoodiani, sta progettando per i prossimi anni ben 20 film che prevedranno attività da svolgersi a Dubai. È ovvio che un forte sviluppo sarò dato anche dall’indotto che vi ruoterà intorno. A solo titolo di esempio molte scene del film Syriana sono state girate proprio lì.

"Morto di riunioni" ovvero come sopravvivere a meeting inutili


Dite la verita'. quanti di voi aziendalisti hanno partecipato a riunioni fiume della propria azienda dal quoziente di interesse pari a zero?
Sicuramente quelli di voi piu' ferrati nel corporate english le chiamano meeting e sicuramente parlerete anche di performance, risk management, vision aziendale, problem solving ecc. ecc.
Sul corsera e' uscito un trafiletto in cui si annuncia l'uscita di un pamphlet proveniente dall'America dal titolo, appunto, "morto di riunioni" in cui si suggeriscono soluzioni per far diventare questi mali necessari piu' produttivi. Ad esempio meno argomenti da discutere oppure addirittura zero sedie su cui sedersi. Questo perche' finalmente un meeting diventi "un appuntamento appassionato, dinamico e mirato per far emergere in un team sagge decisioni collettive". Contenti voi....
Torchio, qual era la storia dell'uva di las vegas....?
nemo64738

mercoledì 27 settembre 2006

La guerra in Libano rovina anche la vendemmia

Nella moltitudine di disgrazie che hanno accompagnato e che seguono la guerra israelo-libanese, c'è anche il riflesso economico sul business del vino. Nonostante la valle della Bekaa abbia salvato molta parte del raccolto delle proprie uve, i vinificatori libanesi lamentano rilevanti perdite nei propri affari. Il turismo vinicolo è storicamente molto collegato con le attrattive turistiche della regione e la distruzione delle strade, tra le altre cose, ha inciso negativamente.
L'industria libanese del vino nel 2005 vantava ricavi dall'export per 10,5 milioni di dollari e rappresentava anche il modo migliore di vendere il prodotto Libano, sempre alla ricerca di gratificazione internazionale dopo le guerre che per decenni l'avevano martoriato. Neanche i dettami musulmani hanno rallentato negli anni la crescita della produzione di vino. D'altra parte, non è una novità che anche i Siriani, popolo che vanta molti più abbienti di quanto si creda, usa trascorrere fine-settimana rilassanti nel paese dei cedri, lasciandosi andare a discrete libagioni. Non è neanche un caso che l'Arak, superalcolico prodotto di distillazione, somigliante all'ouzo o al pastis, sia vendutissimo e consumatissimo proprio in questi due paesi.
Soltanto 50 miglia più a sud, anche in Israele il vino vende: nel solo 2005 ben 175 milioni di dollari. Come ogni cosa in questi due paesi, ogni attività non può prescindere dalla variabile "guerra".

Il fumo negli internet cafe cinesi

Huang Guo Shu, gruppo cinese operante nel mercato del tabacco, ha sponsorizzato recentemente una manifestazione della Guang Yu Hua Xia, una società che sviluppa, produce e gestisce piattaforme di "on line gaming". Vi domandate il motivo per cui ciò avviene? Semplice: negli internet cafe cinesi l'attività più popolare e praticata - a parte la navigazione sul web, ovviamente - è proprio il fumo.

martedì 26 settembre 2006

Ancora eBay, questa volta in Cina

Si continua a parlare di eBay, all'opera anche in Cina. In questo modo riesco a conciliare due concetti di moda: la tecnologia prestata al business e la Cina, che non sfigura in nessun discorso. Voci insistenti raccolte in Asia assicurano che eBay e Tencent, una società sconosciuta da noi, ma in grado di vantare milioni di clienti che utilizzano le piattaforme di Instant Messaging, quelle create per i blog, le community e le chat, stanno per siglare un contratto importante: l'acquisizione delle attività cinesi dell'altra. Peccato che i rumors siano contrastanti e prevedano ora l'inglobamento di Tencent in eBay, ora la vendita della filiale cinese di eBay (eBay Eachnet) alla Tencent. Insomma, sarebbe interessante capire se le attività cinesi di eBay prevedano uno sviluppo o no. In caso positivo, si può direttamente metter su un mercato ufficialmente riconosciuto del falso. In caso negativo, sarebbe interessante spiegarsi perchè un modello che funziona ovunque non prende piede in Cina. Un interessante blog propende per quest'ultima ipotesi. Qualsiasi sia la società che avrà la meglio, un'altra interessante domanda da porsi è: perchè in Cina sta esplodendo la mania dell'asta on-line?

Il mercato del lusso e le strategie di vendita

Quello che segue nasce come commento al mio post precedente, ma l'analisi svolta dall'amico Nemo 64738 merita sicuramente un'evidenza maggiore. Pertanto ospito qui di seguito il suo intervento:
"Caro Torchio questo e' proprio pane per i miei denti e se permetti aggiungo qualche piccola considerazione, dovuta alla mia esperienza di 2 anni come account manager di venditori di un certo successo proprio su ebay. Dunque. Ultimamente mi sono lasciato travolgere dal fascino del lusso (louis vuitton ed hermes su tutti) e come tanti ho dato un'occhiata a cio' che ebay offre. Ora, non so quanti di voi conoscono la strategia commerciale di LV. E' praticamente impossibile trovare nelle boutique normali qualche suo prodotto. Ho girato tutte le gioiellerie che conosco per vedere dal vivo un braccialetto che mi sarebbe piaciuto comprare ma NESSUNO era in grado di accontentarmi. Praticamente per comprare la famosa bag LV oppure il mio braccialetto e' ASSOLUTAMENTE necessario recarsi a: capri/roma/firenze/portocervo/milano ecc. ecc. presso le sue boutique monomarca. i prezzi? 3500 per il braccialetto e circa 500 dollari per un paio di sneakers. Tralascio il costo delle borse perche' non sono molto ferrato. Fate un giro su ebay. le mie sneaker si trovano a 10 euro. le borse a partire da 1 euro. Siamo seri. veramente pensiamo che tutte queste cose siano originali? guardatevi in giro per strada. veramente credete che tutte quelle bambine con le sneaker gucci oppure il portafoglio louis vuitton (per tacer delle cinte gucci super-ultra-mega copiate) abbiamo mediamente 400 euro per comprare tutto cio'? siamo seri! TUTTI sappiamo che le offerte ad un euro che troviamo su ebay sono dei falsi. e per tali vengono presi. E' un gioco delle parti. io spendo 10 euro e compro delle scarpe che SEMBRANO gucci. Proprio come nella vita normale. nessuno pretende che siano vere, altrimenti avremmo a che fare con un venditore decisamente...pirla che chiuderebbe i battenti in circa 20 secondi. Nessuno lo pretende, tantomeno ebay. seguite il mio ragionamento: ebay mette a disposizione una piattaforma e-commerce completa di tutto. anche di circa 25 milioni di potenziali acquirenti (piu' o meno). E mette anche delle regole da seguire. Come potrebbe verificare che la maglia di prada che voglio vendere sia essere veramente falsa? in fondo potrei essere un pazzo che l'ha comprata a prezzo pieno e che poi si e' stufato e la vende al meglio. e che dire delle nike shox che da susi sport (per chi non e' di latina precisero' che e' un megastore di abbigliamento) si trovano a 180 euro e che su ebay si comprano a 80 euro. A patto di attendere che arrivino dalla cina. gia', proprio da quella cina dove vengono prodotte al prezzo di un euro l'una ma "legittimamente" per conto della Nike. In due anni non sono mai stato capace di capire chi diavolo riesce a metterle in vendita da la giu'. (preciso che malgrado un iniziale interesse per quelle scarpe, la questione etica ha avuto il sopravvento) In definitiva, non credo che ebay possa arginare questo fenomeno, almeno preventivamente. A meno di non assumere un esercito di controllori. Forse qualcosa potrebbe essere fatto nel post vendita. ma non saprei cosa perche' in fondo si tratta pur sempre (per la maggior parte) di vendite di privati a privati. Inoltre chi puo' farlo le compra originali. mentre tutti gli altri che mai e poi mai si potrebbero permettere una borsa di Louis vuitton a 600 euro, ma sui quali l'appeal del brand e' irresistibile, continuano a comprarle false. ebay o non ebay. E portano in giro le loro borse tarocche ma firmate. Non e' forse anche questa pubblicita'....?
citazione di una mia amica partenopea: dietro ebay c
e sta' nu grande napulitano che vende."

lunedì 25 settembre 2006

LVMH si scontra in tribunale con eBay

Il gigante del lusso (cliccare sull'immagine a destra per dare un'occhiata ai marchi) LVMH trascura per un attimo le contraffazioni "da strada" e affila le armi contro eBay e contro i falsi che sono venduti on-line sul suo sito. Anche quest'ultima infatti è entrata nel mirino degli specialisti legali che si occupano di combattere il mercato dei falsi. E' evidente che un successo, anche minimo, in sede giudiziaria, condurrebbe eBay a rivedere completamente il proprio modello di business. Ma anche il danno d'immagine, già in atto, non è da sottovalutare. Nessuna delle due società è nuova a esperienze giudiziarie di questo tipo: LVMH ha già armato i guantoni contro Google ed eBay è stata citata da Tiffany.

Come spendo i petrosoldi?


E' la domanda che si fanno i paperoni del medio Oriente. In realtà, davanti a camion di soldi, non c'è che l'imbarazzo della scelta. In questi giorni si concretizzano alcuni affari: la Kuwait Investment Authority, di proprietà governativa, acquisterà azioni della Industrial and Commercial Bank of China (ICBC) per un valore di 720 milioni di dollari nell'ambito dell'IPO che sarà lanciata a breve.
Poco lontano dal Kuwait, la Dubai Holding, attraverso la controllata Jumeriah, pensa bene di progettare un grande albergo a Londra. Jumeriah, già proprietaria di due alberghi categoria lusso nella capitale britannica, ne aggiungerà un altro, sfruttando le generose dimensioni di una torre di 180 metri. L'albergo costituirà una delle attrattive delle olimpiadi del 2012.

domenica 24 settembre 2006

L'Economist sulla storia "Telecom"


In bella mostra sulla homepage per tutto il fine settimana, questo articolo dell'Economist analizza i rapporti tra i due eventi che - visti da fuori - preoccupano di più i redattori della rivista britannica: l'impicciarsi (testuale) del governo negli affari economici e lo scandalo intercettazioni. Oltre il contenuto, asciutto quanto basta per non farci rimpiangere tutte le chiacchiere che leggiamo al proposito, mi ha colpito il fatto che l'Economist non usa immagini di repertorio: il marchio di Telecom che compare nell'immagine è infatti quello giusto. L'80% dei media italiani continua invece imperterrito a usare il vecchio, quello con le quattro strisce rosse.

Come usare un Blackberry


In questo simpatico articolo sul sito The Register, ci viene spiegato con dovizia di particolari l'uso efficace che Naomi Campbell fa del proprio Blackberry. In una trasmissione tv USA, Amanda Brack - assistente della graziosa e serafica modella - racconta di tutte le occasioni nelle quali è stata costretta a scontrarsi (nel senso fisico del termine) con la tecnologia della Campbell.

sabato 23 settembre 2006

Bertarelli si darà al calcio?


A margine dell'affare del momento nel mondo farmaceutico, e cioè l'acquisizione da parte della Merck della svizzera Serono, altre considerazioni si fanno avanti. Ernesto Bertarelli, ormai ex proprietario della Serono, ha sempre creduto nella forza del marketing sportivo. Ha vinto la coppa America di vela con la bandiera di un paese che non ha sbocchi al mare, ha investito centinaia di milioni di euro e due anni fa numerose e insistenti voci lo davano come acquirente della Società Sportiva Lazio. Dalla cessione alla Merck, Bertarelli ricaverebbe 10,6 miliardi (sì, miliardi) di euro.
Non vorrà magari ripensare all'entrata nel mondo del calcio?

"Proibite quelle illegali"


E' una parte del titolo de "la Repubblica" odierna e si riferisce al varo del decreto anti-intercettazioni. Sembra di capire quindi che, fino ad adesso e fino all'entrata in vigore di questo decreto, le intercettazioni illegali non saranno proibite.

mercoledì 20 settembre 2006

A Murdoch non piacciono i portali sul web

Sembra che il magnate australiano non apprezzi l'utilità dei portali web per distribuire i contenuti prodotti dalla galassia News Corp. Non servono, afferma Murdoch in una conferenza stampa, a generare maggiore traffico visto che i navigatori preferiscono andare direttamente sui siti prescelti per la navigazione. Nel corso della stessa conferenza, si è anche discusso circa il lancio marketing di MySpace in Cina. La bella e giovane moglie cinese dell'australiano viene ovviamente in aiuto.

martedì 19 settembre 2006

Napster a fine corsa?


Dopo aver rappresentato una delle vere rivoluzioni del mondo digitale ed essere sopravvisuta a una bancarotta, Napster arriva al capolinea. la società ha infatto dato mandato alla UBS Investment Bank di assisterla nella ricerca di potenziali acquirenti o investitori "pesanti".
Nel trimestre chiuso il 30 giugno scorso i sottoscrittori a pagamento risultavano in calo del 7% e le perdite ammontavano a 9,8 milioni di dollari.
Napster ha già dimostrato una volta di saper rinascere come l'Araba Fenice. Ci riuscirà ancora?

Dopo Dell e Apple, tocca a Toshiba

Continua la saga delle batterie difettose che vengono ritirate. Questa volta è il turno dei pc di Toshiba, che è costretta a richiamare i notebook Dynabook and Dynabook Satellite usciti dalle fabbriche tra marzo e maggio scorsi. Si tratta di ben 340000 computer. Rispetto alle precedenti esperienze di Dell e Apple, sembra che non ci siano rischi che tali batterie prendano fuoco.

lunedì 18 settembre 2006

Dell crea lavoro in Europa

Dell, il gigante USA della produzione e distribuzione di pc, sta per aprire un nuovo stabilimento in Polonia. L'investimento è di 200 milioni di euro e creerà 1000 posti di lavoro. Le ragioni del nuovo stabilimento sono da cercarsi principalmente nel basso costo del lavoro polacco, non paragonabile attualmente con quello irlandese, paese in cui Dell ha attualmente la base principale in Europa.

Il custode di una tradizione millenaria


Appena fuori da Taipei, un 35enne taiwanese tenta di conservare la tradizione millenaria della produzione e del consumo del tè. Ha un rapporto mistico con la pianta da infuso: il tè gli consente di imparare il collegamento tra l'uomo e la natura, di apprendere la capacità di discernimento e di preservare un pezzo importante della cultura cinese. L'arte del tè è intimamente connessa con il wu-wei, il principio dell'abbandono di ogni sforzo e della consapevolezza di fondersi nel potere della natura.

Il tè arrivò a Taiwan verso la metà del diciassettesimo secolo e si sviluppò fino a permeare completamente la vita dell'isola: migliaia di "case da tè", fattorie e mercanti dediti al commercio della bevanda. Poi è arrivata la società hi-tech, il tempo per i complessi rituali del tè si è drasticamente ridotto, l'agricoltura ha progressivamente perso la sua importanza e Starbucks ha invaso le strade taiwanesi.

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domenica 17 settembre 2006

Anche l'Africa corre grazie e Cina e India


Un rapporto della Banca Mondiale mostra come l'Africa stia beneficiando in termini economici del tumultuoso sviluppo sino-indiano. Il continente asiatico assorbe il 27% dell'export africano e consente così al contin
ente nero di crescere a ritmi del 18% annuo, persino più velocemente delle locomotive asiatiche. Alcuni elementi, però, ostacolano ancora uno sviluppo maggiore: la presenza di dazi (tutto il mondo è paese) in Cina e India sui prodotti che vengono dai paesi africani e il mancato decollo di riforme economiche sostanziali in questi paesi.

venerdì 15 settembre 2006

Prove di Wireless network nella Silicon Valley


Non c’è soltanto Google a voler puntare su una rete wireless che avvolga la città di Mountain View. Nella patria dell’hi-tech, numerosi sono i tentativi per spingere verso reti sempre più estese e sviluppate, in modo da offrire collegamenti gratuity a ogni utente. Cisco, IBM, Metroconnect, Azulstar, Metro-fi, Earthlink e persino associazioni no-profit fanno a gara per realizzare queste reti. Economie di scala e inserzioni pubblicitarie sono alla base di questa corsa alla rete wi-fi estesa che può portare a spese di svariate e numerose decine di milioni di dollari. Non mancano però voci dissonanti che mettono in rilievo come in una delle zone più cablate del mondo sia quantomeno rischioso giocarsi cifre del genere. I gestori di telefonia cellulare intanto passano al contrattacco. Lo spirito pioneristico della Valley più famosa del mondoesige, però, l’assunzione di rischi tecnologici per mantenere il nome e il successo.

Turismo bananiero in Australia


L’isola di Norfolk, territorio australiano perso nel Pacifico tra l’Australia e la nuova Zelanda, è la meta preferita dagli amanti delle banane. Tra i propri simboli, infatti, c’è il frutto giallo e ricurvo che ha addirittura soppiantato il pino, vera adorazione nazionale. Il motivo dell’incredibile successo delle banane è il prezzo. A 2,05 dollari per chilo il costo è nettamente più basso dei 15 dollari che si pagano in Australia. Sembra, anche se non ancora confermato da dati certi, che questi prezzi bassi stiano spingendo il turismo verso quest’isola così lontana.

Starbucks citata in tribunale


L’amministrazione della giustizia negli USA non è facile da capirsi per noi europei continentali (gli inglesi capiscono meglio e non è solo una questione di lingua). Starbucks, il colosso della distribuzione di caffè e bevande, decise di attuare una campagna promozionale inviando voucher per una bevanda omaggio ai propri impiegati nel Sud-Est degli Stati Uniti, invitandoli a inoltrare tale offerta a parenti ed amici. Purtroppo per Starbucks, la diffusione dell’omaggio viaggia sul web senza limiti, fino a costringere la società a sospendere l’offerta e a negare agli avventori con il voucher la loro bevanda preferita. Un cliente di New York ha però coinvolto un avvocato, sentendosi defraudato ed accusando Starbucks di frode. Teoricamente è possibile una class-action che potrebbe portare a un risarcimento per danni di molto superiore ai 100 milioni di dollari. Alcuni esperti ipotizzano uno scarso successo, ma avere un sistema giuridico che ti consenta di farlo è comunque un colpo forte.

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giovedì 14 settembre 2006

Il petrolio durerà per 140 anni

Secondo Abdallah Jumah, capo assoluto dell'ARAMCO, la società governativa che gestisce il petrolio saudita, le riserve di petrolio sono tali da garantire - con le richieste attuali - 140 anni di consumi. Se si dovesse invece registrare un aumento del 2% annuo del consumo, le riserve potrebbero bastare soltanto fino al 2070.
Rex Tillerson, presidente della Exxon Mobil, ha dichiarato che la domanda salirà del 50% nei prossimi dieci anni, ma che lo sviluppo di nuove tecnologie consentirà un incremento della produzione di un trilione di barili nei prossimi 25 anni. Un esempio è la possibilità di sfuttare giacimenti anche a profondità ragguardevoli (fino a 3000 metri nel Golfo del Messico).
Insomma, il famoso peak oil è solo uno scherzo? Mah!

Business Week: Telecom, "perchè?"

In quest'articolo, uno dei maggiori business magazine USA chiede a Tronchetti "perché?" (in italiano). Anche gli americani non capiscono i motivi di una scelta che lascia interdetti e affermano senza giri di parole che le ragioni addotte non sono credibili: l'unico vero motivo sono i debiti. Telecom Italia aveva tutto quello che ogni telco vorrebbe avere e preferisce invece "perdere una gamba" e farsi una "limonata" (sempre in italiano nel testo).

Anche i petrolieri hanno bisogno della carità governativa

Le compagnie petrolifere americane hanno goduto dell'esenzione di miliardi di dollari in royalties dovuti al governo USA a causa di inadempienze burocratiche dell'amministrazione governativa. Ciò avveniva nel biennio 1998-99 ed è stato dovuto a problemi contrattuali legati alla fissazione dei livelli di estrazione.
Della serie: i governi fanno acqua da tutte le parti.

mercoledì 13 settembre 2006

Criminale colombiano? Allora, niente sesso


Le mogli e le fidanzate dei componenti di una banda criminale della città di Pereira, in Colombia, hanno dichiarato che non presteranno più servizi erotici ai propri uomini. La città, nella "regione del caffè", è stata teatro nel solo 2005 di ben 480 omicidi. La decisione delle donne, anche definita come "sciopero delle gambe incrociate", è stata comunicata da un portavoce del sindaco della città e diffusa attraverso una nota della Reuters. Il sesso sembra essere un'ideale arma di ricatto nei confronti dei delinquenti colombiani che vedono nella violenza armata una forte attrattiva di carattere sessuale: privarli della ricompensa per la loro attività significa, almeno nelle intenzioni delle signore, un efficace elemento disincentivante il crimine. Vedremo se lo sciopero avrà effetto. L'impatto mediatico è garantito.

E intanto Vodafone si allea con BT

Nell'enorme polverone sollevato dall'affare Telecom, è passato senza la necessaria copertura dei mezzi di informazione tradizionali l'accordo tra Vodafone e BT (qui uno dei comunque tanti articoli sul web). In Inghilterra, l'offerta integrata fisso-mobile diventa una realtà: l'accordo è meramente commerciale, ma ovviamente in termini di mercato è una cosa grossa.

Il comunismo cinese si dà allo shopping

Era questione di tempo, ma prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui i lavoratori cinesi con qualche soldo in tasca avrebbero cominciato a spendere. I numeri non lasciano spazio a dubbi. Le vendite al dettaglio sono salite del 13% nel mese di agosto. Il risultato è doppiamente importante se consideriamo che la tendenza al risparmio dei cinesi è altissima e che il comunismo di facciata nasconde un capitalismo selvaggio che drena risorse finanziarie per studiare, curarsi e campare durante la vecchiaia. Infine, segnale incoraggiante per il mondo tutto (anche per la stessa Cina) è il raffredamento degli investimenti, saliti - sempre ad agosto - soltanto del 21% su base annua contro il 27% di luglio.

La "signora Nixon" di Hewlett Packard

La presidentessa di HP lascerà la società dopo il prossimo consiglio di amministrazione. Eh sì, la signora è caduta nel tranello che il fato (e la tecnologia, di cui dovrebbe essere esperta) le hanno riservato. Ha spiato i giornalisti sulle fughe di notizie che provenivano dal suo stesso "board". Peccato molto grave negli USA, che al caso Watergate hanno dedicato fiumi di inchiostro e chilometri di pellicole e che - all'epoca - costò il posto al presidente Nixon. Ma tant'è. Alla signora Dunn non sono servite nè le lezioni che hanno forgiato la vita della madre (showgirl a Las Vegas) nè gli insegnamenti provenienti da quello strano posto in Europa, dove le intercettazioni sono alla base di tutto e quasi nessuno ci rimette alcunchè.

martedì 12 settembre 2006

Ancora casinò

Scrivevo poco tempo fa sul tentativo immobiliare e commerciale di trasformare Macao in una Las Vegas d'Oriente. Sul Corriere Economia di ieri, la notizia che Goa, la "spiaggia indiana paradiso dei fricchettoni e degli hippies di tutto il mondo", sta giocando il proprio futuro sul tavolo verde. Il gioco, d'azzardo o meno, farà da padrone in questo lembo di paradiso (ancora per quanto?). Dieci nuovi casinò stanno per aprire i battenti: Goa sarà l'unico posto in India nel quale sarà possibile giocare d'azzardo.

Si è scherzato: Telecom torna indietro ... andando avanti

Finalmente, il CdA ieri pomeriggio. Numerosissimi lanci di agenzia, articoli, fondi (sono curioso di leggere quelli cartacei tra qualche ora) e post in tanti blog. Cercherò di tracciare qualche spunto diverso e mi scuso in anticipo per la lunghezza inusuale del post.
Innanzitutto, si è detto che i consiglieri, tra i quali ben 10 “indipendenti” su 20, non erano informati dei progetti esposti da Tronchetti. È certo però che Buora all’ora di pranzo esponeva le nuove linee guida alla prima linea dei dirigenti Telecom. Possibile che i Baratta, i Bracco, i De Sole, i Pistorio (tutti membri del board) non ne sapessero nulla? Va beh. E come mai dopo solo tre ore di discussione hanno tutti votato all’unanimità? Tre sole ore per approvare il bilancio del primo semestre 2006 e per decidere una svolta così rilevante? Nella presentazione esposta dal Tronchetto, rinvenibile qui, si giustifica la costituzione delle due nuove (vecchie?) società che gestiranno il mobile e la rete con: 1) l’intento di garantire focus ed efficacia allo sviluppo di offerte, soprattutto nella banda larga e nella creazione di contenuti; 2) rispettare le pressioni dell’attuale regolamentazione e incrementare la competitività; 3) incrementare la flessibilità operativa e finanziaria per aumentare la presenza internazionale del gruppo.
Pensierino sul punto 1: la vera novità viene da Murdoch, Telecom produce già miliardi di offerte.
Pensierino sul punto 2: da quando ci si preoccupa delle pressioni regolatorie? E perché incrementare la competitività? Per molti aspetti la SIP è ancora viva.
Pensierino sul punto 3: è come chiedere a un elefante di fare acrobazie su un trapezio. La presenza – soprattutto in Francia e Germania – è già forte. I gestori locali di telefonia lasceranno tutto questo lucroso spazio?
Perimetro attività: non è chiaro perché la gestione dei sistemi informatici e i Business Services debbano finire nel Mobile. Significa che innovazione di business e gestione del capitale informatico non avranno alcun rilievo per la rete e per i famigerati contenuti (in prestito usuraio da squaletto Murdoch)?
Lucido numero 7: il semplice scorporo della rete garantirà automaticamente “piena trasparenza”. È come se Moggi ai tempi d’oro avesse costituito una società separata dalla Juventus per la gestione di prebende e favori. Sarebbe stato sufficiente a garantire maggiore trasparenza? Ancora: questa trasparenza ritrovata garantirebbe, secondo Tronchetti, la riduzione dei tempi di risposta alle esigenze di mercato. L’elefante di cui parlavo prima non è ancora arrivato al tendone del circo, figurarsi al trapezio. Sempre secondo la medesima tavola, Telecom chiederà al “regolatore” italiano (Ministeri e Autorità garanti) di ridurre il peso delle norme. Quindi cambierà anche la Costituzione: Telecom legifera e regolamenta.
Altre considerazioni. Vendere TIM è tradotto in tronchettese con “valorizzazione del business di comunicazione mobile”. Possibili acquirenti: non credo alle telco straniere. Telefonica, più in forma economicamente, ha già preso schiaffi in Italia con le esperienze IPSE e Atento. Deutsche Telekom e BT hanno troppi cavoli ai quali pensare a casa propria e temono anche le difficoltà di coesione manageriale. De Benedetti? Più probabile, ma quale? Il padre, con grande liquidità in tasca e appoggi vari o il figlio Marco (ex amministratore delegato di TIM) con il fondo Carlyle?
Intanto. Intanto vanno in fumo molti progetti, come quello che avrebbe dovuto consentire l’unificazione dei sistemi amministrativi e di transazioni: importo bruciato pari a 50 milioncini di euro. Intanto, la capitalizzazione di borsa di Telecom è pari a poco più di 30 miliardi di euro: davvero nessuno è interessato a prendersi tutto a questi prezzi (certo, il debito è tanto)? Intanto, sarebbe carino trovare una spiegazione al rialzo odierno del titolo Fastweb: ben il 5,33%! Qualcuno pensa che rete di qua e fibra ottica di là facciano una gran bella figura insieme?
Infine, è possibile sapere perché sul sito di Telecom i “tabs” non funzionano e gli unici due cliccabili riportano alla stessa pagina? La settimana scorsa a non funzionare era il tab Investitori.

Il prezzo cala … e l’OPEC si preoccupa

Strana la vita dei produttori di petrolio. Il petrolio vende scendere il proprio prezzo di un decina di dollari al barile grazie allo spegnimento dell’incendio libanese e al momento di buona volontà del cattivo scolaro di Teheran. L’OPEC però ha paura di trovare qualche buchino nel proprio portafogli e di perdere qualche soldo. Edmund Daukoru, il nigeriano attuale presidente del cartello, mostra tutto il proprio disappunto affermando “sono molto preoccupato per la discesa dei prezzi. Al momento non sappiamo quanto ancora potranno scendere”.
È evidente che nel mercato delle fonti energetiche nuovi attori entrano in scena: etanolo, biodiesel e gas liquefatti. D’altra parte, l’OPEC non vede motivi per tagliare le forniture ora: i prezzi sono in realtà ancora abbastanza alti. E le incognite che regnano intorno a tali prezzi ancora piuttosto ingovernabili (ad es.: Iran, Proudhoe Bay).

L'abito fa sempre il monaco

È sugli schermi “Il diavolo veste Prada”, caustica americana rappresentazione del mondo della moda e del business che ruota intorno. Nel film, e nel libro da cui il film è tratto, scegliere il vestito giusto fa parte del lavoro. Nella vita quotidiana di ciascuno di noi, non tutto è così “stiloso”, ma centrare il giusto abbinamento serve a farsi trattare meglio, a realizzare più affari, a guadagnare di più, ad avere accesso ad informazioni altrimenti precluse. I risultati di u’indagine realizzata in Canada mostrano che il 95% delle donne veste in modo inadeguato al lavoro. Anche per gli uomini non è semplice vestirsi, anche perché il “casual dress way” è sempre più frequente. Alcuni basilari consigli sono elencati qui.

lunedì 11 settembre 2006

La giustizia amministrata dal computer

La notizia è simpatica quanto preoccupante. Nella provincia cinese dello Shandong, i pc aiuteranno i giudici a determinare l'entità della pena dei condannati. Il sistema è semplice e si basa sull'inserimento dei dati e variabili necessarie, quali il tipo di reato (ovviamente), eventuali aggravanti o riduzioni di pena. Si preme "invio" e il gioco è fatto ... ops, il condannato è in galera. E' appena da ricordare che la giustizia in Cina non è stata mai una questione di diritto, ma un istituto ibrido esercitato dal partito senza - troppo spesso - il necessario contraddittorio e con condanne a morte superficiali.

Grazie a Benettontalk per la segnalazione

Dove fare affari nel 2007

La Banca Mondiale e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo hanno pubblicato il rapporto "Doing business 2007", l'annuale analisi dell'attitudine imprenditoriale di 175 paesi. Tale analisi è stata condotta attraverso la valutazione di elementi quali la facilità di dar vita a un'impresa, l'efficacia e la flessibilità del diritto del lavoro, l'accesso al credito, la protezione dell'investimento, il carico fiscale, la possibilità di far valere i propri diritti.
Numerosi gli spunti di interesse. Molti paesi, che superficialmente potremmo considerare indietro economicamente, fanno passi da gigante: per esempio, le repubbliche baltiche, la Romania, la Georgia, il Messico. Anche il continente africano, uno dei posti più difficili e nel quale "fare impresa" è davvero un'impresa, si muove. Tanzania e Ghana sono nella lista dei primi 10 paesi per le riforme attuate. Un esempio: la Costa d'Avorio ha ridotto da 397 a 92 giorni il tempo necessario per la registrazione delle proprietà immobiliari.
In cima alla classifica dei paesi che garantiscono la maggiore flessibilità e facilità per costituire e far funzionare imprese troviamo Singapore, seguito da Nuova Zelanda e USA.
L'Italia? E' all'82esimo posto, in discesa dal 69esimo del 2006. Speriamo bene.

Il Barcelona F.C. e L'UNICEF

Tutte le maggiori società del mondo si dannano l’anima – e i bilanci – per mostrare al mondo la propria sensibilità per chi soffre. La condotta etica viene strombazzata ai quattro venti, si organizzano corsi interni per sensibilizzare i dipendenti, si utilizzano fornitori di paesi del terzo mondo per dimostrare la propria disponibilità ad aiutare le loro economie, si implementano procedure per attenersi scrupolosamente alle più stringenti leggi sulla protezione del lavoro o dell’ambiente. Generalmente, queste attività si risolvono in un peso malamente sopportato all’interno della società e in una scarsa effettiva efficacia/visibilità all’esterno.
Il Barcelona Football Club, una delle maggiori società calcistiche europee, ha invece optato per qualcosa di impegnativo e realmente efficace. Ha siglato con l’UNICEF una partnership a favore dei bambini del terzo mondo. L’accordo prevede la presenza del marchio UNICEF sulle maglie della squadra (che mai nella ultracentenaria storia del club avevano ospitato alcun marchio) e la donazione di 1,5 milioni di euro l’anno per cinque anni per progetti a favore dei bambini. La donazione del primo anno sarà destinata ai bambini dello Swaziland affetti da HIV/AIDS.

domenica 10 settembre 2006

Telecom Italia, il grande annuncio?

Numerosi, ottimi e leggibilissimi post sul caso Telecom: ricordo, senza pretesa di essere esaustivo, Stefano Quintarelli (qui e qui), Beppe Caravita, Luca De Biase e Dario Salvelli.
Domani, dunque, si terrà il CdA che dovrebbe deliberare sui conti semestrali. Potrebbe essere però che i signori consiglieri (tra i quali ben 10 presunti "indipendenti") decidano su qualcosa in più. La riunione del Consiglio cade a soli quattro giorni dal romantico incontro balneare al largo delle coste di Corfù con Murdoch. Che cosa succederà? Sembra intanto, da una nota della Reuters, che il gruppo Carlyle si stia già facendo avanti in modo sotterraneo nel caso in cui TIM fosse messa in vendita. Intanto anche negli USA (qui una nota Market Watch/Wall Street Journal) si aspettano lo scorporo della telefonia mobile.

venerdì 8 settembre 2006

... questo debito a chi lo dò?

Impazzano da giorni le chiacchiere sul futuro del gruppo Telecom. Tutti i mezzi di informazione si sono buttati come degli squali su idee di progetti, disegni, strategie. Il problema è uno: i debiti del gruppo. Decisamente troppi per il Tronchetto della felicità. Il sottoproblema è la gestione (ergo, riduzione) dei costi: praticamente un'impresa e visto che parliamo - necessariamente - di posti di lavoro, con implicazioni sociali mica da ridere. Il governo naviga sott'acqua con il periscopio puntato in attesa di entrare in gioco. C'è poi il divertene giochino dello scorporo la rete qui, scorporo il mobile lì, aggrego i contenuti là. Insomma, un casino. Qui di seguito la riproduzione di un pezzo apparso oggi sul sito Dagospia che spiega in poche e caustiche parole lo stato dell'arte. Ne riparleremo ancora in questo blog.

"Hanno indossato un costumino da bagno degli anni '30, poi si sono tuffati tutti insieme nelle acque davanti all'isola di Zante. La scena pare sia stata bellissima ed è un peccato che il fotografo Carlo Carino, specializzato con la sua società ImagoEconomica nei ritratti di capitani d'industria, sia stato buttato dai bodyguard di Murdoch in fondo all'Egeo.
L'odissea di Marco Tronchetti Provera alle prese con una montagna di debiti si è arricchita ieri di un nuovo capitolo. Il marito di Afef, lo "Squalo" Rupert, il finanziere Tarak Ben Ammar, Carlo Buora e Riccardo Ruggiero, hanno fatto il bagno tuffandosi dal veliero di 56 metri del magnate australiano. Dopo il pranzo, al quale non ha partecipato la moglie anglo-cinese Wendy Deng, hanno approfondito l'ipotesi di una grande alleanza sui contenuti digitali.
Nessuno a Milano, Londra e New York crede che la pattuglia dei big abbia parlato soltanto dei film da trasmettere attraverso la banda larga di TelecomItalia. Occorrerà quindi aspettare il consiglio di amministrazione di lunedì per sapere da Tronchetti se lo "Squalo" ha cominciato ad aprire la bocca per mangiarsi un pezzo dell'azienda, oppure se si accontenta di fare in Italia ciò che ha già fatto in Francia e in Germania.

Troppi consulenti e advisor di prestigio ronzano in questi giorni intorno a TelecomItalia per immaginare che tutto possa risolversi nella semplice costituzione di una "newco" per i contenuti. Nella pentola bolle qualcosa di grosso e prende sempre più consistenza l'ipotesi lanciata da Dagospia mercoledì sera di uno scorporo della telefonia mobile e della rete. Anche il "Sole 24 Ore" di oggi ne parla con rilievo e spiega che colossi del private equity sarebbero pronti a scendere in campo per un'asta sui telefonini. "Secondo indiscrezioni - scrive il giornale - sarebbero infatti già stati avviati colloqui informali per verificare i margini di manovra. I potenziali interessati non mancano e nella rosa figurerebbero player del private equity come Tpg, Apax e Permira. Non dovrebbe essere della partita, invece, il Carlyle".
Perchè il Carlyle Group, il più ricco fondo internazionale debba restare alla finestra per l'acquisizione di Tim, il giornale di Ferruccio De Bortoli non lo spiega; forse prevale la preoccupazione di non sollevare, dopo l'ombra dello "Squalo", anche il fantasma di Carletto De Benedetti. Come disse una volta un noto portavoce di un ministro a una giovane attrice: "l'affare si ingrossa". E le attese si moltiplicano. L'impero di Tronchetti Provera è il dossier caldo del Governo Prodi che dovrà cercare di togliere dalle spalle del brizzolato manager milanese un fardello insostenibile. Così la pensano anche i 250 dirigenti e funzionari di Tim che nel mese di agosto sono stati invitati a lasciare l'azienda."

Il gioco online alla conquista del web

La passione per il gioco non conosce limiti. Partygaming, un sito di gioco online, ha visto i propri profitti operativi aumentare del 67% nel primo semestre 2006, se confrontati con lo stesso periodo del 2005. I ricavi sono saliti del 51%: appare evidente quindi come a una forte domanda di gioco online si accompagni un’indiscussa abilità della società nel ridurre i costi. Partygaming sfrutta anche le disgrazie di uno dei propri maggiori concorrenti, Sportingbet, che ha visto il presidente della compagnia essere arrestato negli USA mentre fuggiva in Costarica.

Macao come Las Vegas

Steve Wynn, uno degli uomini più ricchi degli USA e proprietario di mezza Las Vegas, ha aperto un casinò con 600 stanze nella ex colonia portoghese di Macao, in territorio cinese. Ha investito quasi un miliardo di euro per ricreare l’atmosfera di casa con fuochi d’artificio e giochi d’acqua. Migliaia di giocatori cinesi sono accorsi all’apertura in grande stile e speso soldi in quantità. I progetti immobiliari viaggiano di pari passo con quelli del gioco e sembra, nonostante alcuni dubbi espressi circa la natura e l’educazione dei cinesi, che anche stavolta il 65enne Wynn abbia colto nel segno.

giovedì 7 settembre 2006

Dal benzinaio ai due lati dell'Atlantico

Il prezzo del petrolio (e della benzina) scatena gli americani. Studi e inchieste si moltiplicano. Un esempio interessante è l’inchiesta apparsa a cura della “fondazione per i diritti del consumatore e del contribuente”, un’organizzazione USA no-profit anti-governativa.
L’accusa è rivolta alle grandi corporation del petrolio che negli USA approfittano del momento e alzano i prezzi. Il prezzo della benzina per gallone (=3,78 litri) ha raggiunto i 3 dollari; ancora poco rispetto ai 5 che costa mediamente la stessa quantità in Europa. In realtà la grande differenza è dovuta alle tasse applicate in Europa. Qui il prezzo della benzina prima delle tasse è più basso di 24 centesimi di dollaro.
Il grido di battaglia dell’organizzazione in question
e è contro l’aumento del greggio raffinato. Sembra che addirittura raffinerie europee approfittino della situazione per esportare il prodotto finito negli USA. I profitti delle società USA sono schizzati verso l’alto negli ultimi tre anni: ben il 334%. Fuori dagli USA, l’incremento medio è soltanto del 117%.
Nella rassegna stampa dello stessa associazione, troviamo poi un’altra illuminante dimostrazione del potere delle società petrolifere. Un progetto di decreto dello Stato della California sul controllo dei prezzi dei prodotti petroliferi, infatti, è stato bocciato: era ovviamente avversato dalle compagnie petrolifere, ma anche dal governatore Schwarzenneger.

mercoledì 6 settembre 2006

Avvocati

Lo stipendio dei giovani avvocati americani aumenta. Con l'inizio di settembre, tutto ricomincia nel mondo della professione legale negli USA: le scuole di formazione post-laurea hanno sfornato i giovani professionisti che si apprestano al loro primo anno di lavoro. Sarà sicuramente duro e ricco di serate e di week-end passati al lavoro. I giovani avvocati saranno però ben pagati. Lo stipendio medio di un neo-assunto negli studi della Grande Mela è infatti di 145mila dollari. Il costante aumento degli stipendi è dovuto alla sempre più tumultuosa crescita degli studi legali e, quindi, alla minore offerta di professionisti, che per questo motivo costano di più.

A Guildford, a poca distanza da Londra, un ex avvocato ha pensato bene di dedicarsi a un'altra remunerativa professione: il magnaccia. Il 42enne
Davy Tang guadagnava circa 14mila sterline a settimana, grazie alla gioviale operosità di 30 signorine e all'efficace utilizzo dell'advertising sul web. Purtroppo, è stato condannato. Per fortuna, la pena non è molto lunga: soltanto un anno.

martedì 5 settembre 2006

Il giro del mondo in sei settimane

Sul sito della BBC, la storia completa del giro del mondo del presidente del Venezuela Hugo Chavez nelle ultime sei settimane. Questa Bottega si era già interessata (qui e qui) del girovago mercante venezuelano alla ricerca di affari, potere e visibilità.
Ora il diario di viaggio stilato dalla BBC: troviamo Chavez girare ovunque nel mondo, ma evitare accuratamente Nord America, Europa e Australia. In compenso non si è negato a presidenti, ministri e plenipotenziari di paesi-canaglia, di paesi in cui la guerra prolifera e di paesi ricchi di qualsiasi cosa possa essergli utile (energia, tecnologia, diplomazia).
In Argentina cerca alleati per la corsa al Consiglio di Sicurezza ONU, in Bielorussia prova ad irritare gli USA, in Russia compra armi per 3 miliardi di dollari, in Qatar invoca l'appoggio dei "fratelli" OPEC per una politica commerciale petrolifera congiunta e per il solito supporto pro-ONU, in Iran trova la giusta sponda e immediata adesione per innervosire USA &Co., in Vietnam il colore rosso della storia del paese asiatico rinvigorisce il nostro stanco viaggiatore mentre sigla accordi su petrolio gas materie prime e agricoltura, in Mali combatte la povertà (sai i venezuelani!) regalando 100 milioni di dollari di petrolio, a Cuba va in ospedale a visitare entusiasta Castro convalescente, in Cina rende omaggio al nuovo potere economico (ancora mio precedente post), in Siria progetta un mondo libero dalla dominazione USA.
Speriamo che ora si riposi un po'.

Il nuovo oleodotto balcanico

La Russia gioca la partita dell’energia anche sul versante europeo.
È stato infatti siglato un accordo con Grecia e Bulgaria per un progetto di oleodotto che consenta al petrolio russo di arrivare alle coste bulgare dal mar Nero e quindi di essere instradato, attraverso la Grecia, verso l’Europa occidentale. In questo modo si eviterà il budello del Bosforo, riducendo la necessità – costosa – di petroliere che solcano le onde del mar Nero. Il costo stimato del progetto è di 1 miliardo di euro. Chi ci rimetterà sarà la Turchia, che vede quindi perdere il proprio potere geografico e gli USA, che avevano proposto un progetto di oleodotto con destinazione Albania.

La Russia blocca il progetto Sakhalin

Il progetto che Shell aveva messo in piedi nell’isola di Sakhalin davanti alle coste russe sul Pacifico, destinato a essere la più grande struttura al mondo integrata per la produzione di petrolio e gas, rischia di saltare. Si parla di riserve per 1 miliardo di barili di petrolio e 500 miliardi di metri cubi. La Shell e i suoi partners – i giapponesi di Mitsui e Mitsubishi – avevano messo in piedi quello che potrebbe essere considerato, sulla carta, il perno dei propri affari in Cina, Giappone e Korea, ovvero i paesi asiatici più assetati di energia. Valore del progetto: 20 miliardi di dollari. Le autorità russe, forti del parere negativo espresso dal Federal Service for the Supervision of Natural Resources, mostrano l’intenzione di revocare le autorizzazioni concesse. Improvvisa folgorazione sulla via di Damasco della tutela ambientale? Macchè! Soltanto il tentativo di far entrare nel giochetto (piatto ricco, mi ci ficco) la Gazprom, azienda statale che gestisce gran parte dell’energia (soprattuto gas) in Russia.

[cliccate sul titolo del post per maggiori info]

lunedì 4 settembre 2006

Sesso orale a go-go negli USA

Tim Harford, l’ “ecomista mascherato” che scrive ogni sabato sul Financial Times e che ha scritto un godibilissimo libro, ci spiega in quest'articolo su Slate perché da un punto di vista economico, la pratica del sesso orale sta terribilmente aumentando negli USA.
Il fenomeno è assurto agli onori delle cronache anche grazie ad Oprah Winfrey (“teenage oral-sex craze”) e alla rivista Atlantic Monthly. I dati dicono che ragazzine 12/13enni praticano sesso orale con quanti più ragazzi possibile. La percentuale di maschi interessati dalla pratica è aumentata dal 50% al 75/80%, mentre quella di ragazze è salita dal 25% al 75/80%.
Tutto ciò è spiegabile con la teoria economica degli incentivi. Il sesso penetrativo è sempre più rischioso e gli adolescenti sono bombardati fin dai primi anni di scuola con le conseguenze drammatiche del virus dell’HIV. Quindi, la scelta del sesso orale come surrogato appare sicuramente una scelta meno rischiosa di quello penetrativo, più sicuro (anche se non indenne da alcune malattie, comunque meno gravi dell’HIV) e comunque appagante. Il ragionamento alla base è quello che spiega anche perché gli amanti della Coca Cola bevono più Pepsi quando il prezzo della prima aumenta.
L’epidemia del sesso orale è la risposta razionale all’aumento del prezzo del bene alternativo.

Orgasmo a stelle e strisce per la nuova Alfa

Articolo a dir poco entusiastico sulla nuova Alfa Romeo Brera comparso sul San Francisco Gate.
Mark Morford infatti, in preda a un vero delirio automobilistico, definisce la Brera la coupè più sexy di sempre, il giusto ritorno dell’Alfa negli USA dopo quasi quindici anni di assenza. Morford definisce la Brera “un orgasmo su ruote ... una preziosa ragione per vivere e pregare che il petrolio duri un po’ di più ...”.
Continua l’articolista: “è la Brera la produzione automobilistica più sexy di sempre? Molto probabile. È vero, abbiamo anche la Mercedes CLS, l’equivalente di una bollente storia di sesso con la migliore amica di tua madre. E la Porsche Cayman ha un culo che quello di Jennifer Lopez al confronto appare un dilettante. L’Audi TT sembra un istruttore di yoga nudo ... Infine la nuova BMW Z4 coupè, che sembra la progenie mutante di uno squalo affamato [n.d.r.: ???] ...”

Matrimoni combinati

Eravate anche voi – come me – ancora convinti che in India i matrimoni fossero decisi a tavolino dalle famiglie, e che spesso gli sposi non si conoscono se non al momento del fatidico sì? Beh, è stata una sorpresa imbattermi in questo sito. Organizzatissimo: 7 milioni e mezzo di iscritti, copre l’intero scibile matrimoniabile indiano, prevedendo possibilità di incontri anche tra indiani all’estero. Si vanta del maggior numero di matrimoni generati, con una percentuale fino a 8 volte maggiore dei siti concorrenti.
Si può scegliere il partner in base alla casta, alla città, alla religione, alla professione e all’istruzione. La privacy è garantita al 100%. Peccato che con pochi click – e anche senza iscriversi – sia possibile risalire a nome, cognome, foto, religione, professione, caratteristiche fisiche e status psichico degli/delle aspiranti al matrimonio.

domenica 3 settembre 2006

Gli affari di Ahmadinejad

La NIORDC (National Iranian Oil Refining and Distribution Company) e la cinese Sinopec hanno siglato un accordo per aumentare la capacità estrattiva dalla raffineria di Arak, nell’Iran centrale. La produzione dovrebbe passare da 150mila a 250mila barili al giorno. L’accordo consentirà inoltre l’incremento nella produzione di gas.
Passa invece un po’ più inosservato il fatto che lo stabilimento di Arak produca anche “acqua pesante”, necessaria nel processo di produzione di energia nucleare.
L’asse Pechino-Teheran continua dunque a produrre affari: la Cina si procura l’energia che le serve per sostenere lo sviluppo e l’Iran – alla ricerca di alleanze economiche a volte mascherate da condivisioni politiche – riesce a imbellettare l’unico settore industriale che davvero gli serve.
In più, Ahmadinejad non disdegna affari immobiliari in Tanzania, dove conta di sostenere anche investimenti nel settore agricolo. Il ministro tanzanese non ha mancato di ringraziare il munifico investitore affermando che “i grandi poteri mondiali ritengono che il progresso scientifico e tecnologico sia un loro monopolio, negando ad altri paesi il diritto di sviluppo che è loro proprio”.

venerdì 1 settembre 2006

La dipendenza da Internet spaventa le università cinesi

La Zhejiang University (Cina orientale) consiglia caldamente gli studenti del primo anno di non usare computer portatili, perché passerebbero troppo tempo a navigare, distogliendo risorse mentali e temporali allo studio.
Il direttore del dipartimento Recruitment dell’università afferma che nell’anno accademico 2005-06 due terzi degli studenti che hanno abbandonato gli studi l’hanno fatto perché Internet-dipendenti.
La prima conseguenza del tecno-proibizionismo è l’aumento degli affari degli Internet Cafè nei pressi dell’università.

La Germania rallenta

I mondiali sono finiti e l’economia tedesca subisce il colpo. Come se fosse normale che soltanto grazie a una nutrita di serie di giovanotti in maglietta e mutande e a quello che ruota loro attorno, l’economia di un paese ben cresciuto veda le vendite al dettaglio salire a giugno dell’1,1%. A luglio, quando i giovanotti e il loro circo sono tornati a casa, le vendite crollano dell’1,5% e i disoccupati aumentano di 5000 unità.
Un’altra causa del calo delle vendite è il caldo: un economista alla HVB spiega che quando ci sono 30 gradi, la gente preferisce andare in piscina, non nei negozi.
Le aspettative per l’autunno sono però buone. Evidentemente il freddo fa bene all’economia.

Sai tenere un segreto?

Attenzione ai cellulari che vendete, regalate a parenti ed amici o semplicemente buttate via. I dati che si trovano nella memoria del cellulare saranno a disposizione di chi utilizzerà il telefono. Anche se avete cancellato (o avete creduto di cancellare) i dati, è possibile recuperarli: bastano semplici software disponibili anche sul web per carpire la vita di quel telefonino e di chi lo ha usato.
La Trust Digital, una società della Virginia, ha comprato su eBay dieci cellulari usati - ma di recentissima fabbricazione - per testarne la sicurezza e l’impenetrabilità. I telefoni erano stati “resettati”, ma gli esperti della società hanno letteralmente tirato fuori dai telefonini scambi di SMS ed email fra amanti, progetti per affari multimilionari, numeri di conti correnti e relative passwords, prescrizioni di medicinali e altro ancora. In totale, 27.000 pagine di informazioni.
I produttori dei terminali cercano intanto di correre ai ripari introducendo nuovi programmi che consentano un addio sicuro al proprio compagno di tasca: fra i più attivi RIM e Palm. L’inconveniente è che a volte le istruzioni sono troppi difficili.