martedì 26 dicembre 2006

L'Arabia Saudita incrementa l'attività portuale

La frenesia economica non colpisce soltanto gli Emirati del Golfo, ma anche il regno saudita. E' questione di settimane e il progetto per l'ampliamento del porto commerciale di Jeddah, primo centro commerciale del paese, prenderà piede. Per un importo di 443 milioni di dollari USA, infatti, sarà costruito un terminal per container che occuperà un'area di 400.000 metri quadrati. Saranno necessari soltanto tre anni per portare a compimento il tutto. Le parole chiave del progetto? Commercio, infrastrutture e IT. Anche il regno saudita - come i piccoli stati confinanti - non si adagia su una comoda poltrona di petrolio, ma si muove pesantemente nel settore del commercio, proponendosi come hub navale primario nella regione (29esimo nel mondo attualmente, ma molte posizioni saranno scalate in tre anni) capace di gestire a regime ben 2 milioni di container l'anno. Il porto di Jeddah non sarà una perla nel deserto, visto che una rete di infrastrutture stradali è pronta per essere realizzata e per collegare il Mar Rosso e il Golfo. Infine, l'IT: il nuovo porto commerciale di Jeddah potrà vantare un'operatività "paperless", completamente basata su un sistema IT in grado di gestire qualsiasi tipo di transazione fra tutti gli operatori in loco.

martedì 19 dicembre 2006

Anche i soldi africani raggiungono Dubai

Southern Sun Hotels, catena leader nel settore alberghiero africano, ha deciso di investire nel boom immobiliare e turistico del principale degli Emirati del Golfo, Dubai. Due alberghi occuperanno infatti parte della prestigiosissima area della Downtown Burj Dubai gestita dalla potentissima e ricchissima Emaar Properties. I due alberghi offriranno suites e camere di lusso, insieme al solito ricco repertorio di negozi di classe, uffici, spa: il tutto condito da abbondante spendibilità di soldoni.

lunedì 18 dicembre 2006

La Norvegia diventa grande

La Statoil, la società petrolifera governativa, ha annunciato (qui e qui) la fusione - che sarà completata entro il terzo trimestre 2007 - con la società di estrazione del gruppo Norsk Hydro, dando vita al più grande gruppo di produzione offshore. Il gigante norvegese arriverà a produrre 1,9 milioni di barili al giorno nel 2007 grazie al lavoro di 31.000 dipendenti e si piazzerà al tavolo dei grandi con Shell, Petrobras e BP. Le riserve del nuovo colosso si aggirano intorno ai 6,3 miliardi di barili.
La partecipazione dello stato norvegese si aggirerà intorno al 62,5% del capitale sociale.
Si rafforza quindi il ruolo della Norvegia come terzo esportatore di petrolio dietro Russia e Arabia Saudita.

L'Oman apre la porta del gas a BP

La ricchezza del sottosuolo della penisola arabica attira soldi e investimenti europei. E' il turno del Sultanato dell'Oman, che ha concesso alla British Petroleum lo sviluppo e lo sfruttamento di due grandi giacimenti di gas naturale nella zona centrale del proprio territorio. I giacimenti coprono una superficie di circa 2.500 miglia quadrate. Portavoci governativi hanno dichiarato che i piani di sviluppo prevedono di triplicare lo sruttamento di gas naturali. Nei due giacimenti citati si "nasconderebbero" 10mila miliardi di metri cubi di gas.

giovedì 14 dicembre 2006

Emirati: finanza, trust e massaggi

Ancora soldi e idee dagli Emirati. D'accordo, è più facile avere idee quando si hanno tanti soldi; d'altro canto è vero che l'esuberanza e la volontà certamente non mancano. Ho raccolto qualche esempio.
A Manama, capitale del Barhein, si sta completando la spa più grande dell'intero paese per un valore di 4,5 milioni di dollari. La spa sarà gestita dalla Radisson SAS Hotels & Resorts e sarà pronta per febbraio 2007. Offrirà ai propri clienti ogni genere di comfort e lusso. Ben 20 terapisti e massaggiatori tailandesi sono già stati reclutati per le più aggiornate competenze del settore.

In tema di legislazione pro-ricchezze, il Bahrain non perde tempo a introdurre ogni tipo di provvedimento in grado di attirare ancora maggiori investimenti. E' il caso dell'introduzione del trust, con il quale si cercherà di stendere cordoni di protezione per gli immensi patrimoni personali (si calcola, naturalmente a spanne, circa 1,3 milione di miliardi di dollari) a spasso nel caldo soffocante dell'Emirato.

L'Economist, in uno dei suoi famosi articoli di approfondimento, disegna il momento di Dubai, come astro nascente dei centri finanziari mondiali. La borsa di Dubai ha soltanto 15 mesi di vita, ma può contare su un "parco buoi" ricchissimo (il numero di chi nel Medio-Oriente può disporre di oltre un milione di dollari parliamo è circa 300.000 e l'ultimo anno è aumentato del 10%), su una posizione geografica al centro tra Asia ed Europa, su un turismo sempre più vivo grazie ai poderosi investimenti e alle spiagge meravigliose, a un sistema infrastrutturale sempre più funzionale con strade, porti commerciali e aeroporti all'avanguardia. Nonostante tutto questo, molti punti sono ancora oscuri e l'Economist non si lascia certo pregare per lanciare dubbi e frecciate. La conclusione del rapporto è in stile:

"Dubai has spent a fortune and done virtually everything within its power to establish an attractive market. In the end, though, successful financial centres cannot be created by government fiat. Success now depends on forces that are largely beyond its control."

mercoledì 13 dicembre 2006

I tedeschi costruiscono alberghi a Dubai

Mizin, una società di Dubai specializzata in investimenti immobiliari, ha annunciato che l'investitore tedesco Steuruerlehgrang DE FZ LLC ha deciso di investire oltre 144 milioni di euro in un progetto nella downtown di Dubai. Si tratterà dell'ennesimo albergo, il settimo più grande del mondo.

martedì 12 dicembre 2006

Le agenzie di Amsterdam

Quando ho letto il titolo di quest'articolo di Business Week, ho istintivamente pensato al solito sproloquio sulle vetrine a luci rosse.
Ho invece imparato che la capitale olandese è diventata anche la capitale mondiale della pubblicità, grazie all'innata capacità mercantile. Le piccole agenzie, che esistono in ogni città del mondo con clientela esclusivamente locale, esistono anche qui: la differenza è che a quelle di Amsterdam si rivolgono nomi del calibro di Sony, Adidas, Ikea e Coca Cola. Il pezzo forte sono le campagne meno convenzionali e quelle basate sullo sfruttamento intensivo del web.
Un altro motivo del successo? Ma naturalmente la vita a portata di bicicletta che attrae i migliori talenti.

lunedì 11 dicembre 2006

I cimiteri delle navi

Interessante serie di articoli di denuncia dal sito della BBC: la spazzatura muove miliardi di dollari.
La prima puntata parla della demolizione delle navi. Sembra che sia l'India il paradiso degli "sfasci": entro il 2015 si prevede la distruzione di ben 200 petroliere sulle coste indiane di Alang, nello stato del Gujarat.
Le prossime puntate prevedono viaggi in Nigeria, in Repubblica Ceca e negli USA.
Disponibile, e altamente istruttivo, il relativo podcast.

Google, radio e pubblicità

Ero ieri ad ascoltare una piacevole chiacchierata dal titolo "BLOG, COMUNICAZIONE E MEDIA", iniziativa rientrante nel convegno "Più Blog", a sua volta affollata sezione di "Piu' libri, più liberi", la fiera della piccola e media editoria chiusasi ieri a Roma.
Lungo discorrere su comunicazione, cambiamenti nella fruizione dei contenuti, paradigmi culturali da ri-stabilire per apprezzare le “nuove” (“ma sono ancora nuove?” Si domandava un relatore) tecnologie. Uno degli interventi più interessanti, qui brevemente riassunto, frutto della fervida mente e passione dell’amico Antonio (qui e qui i suoi podcast), mi ha particolarmente interessato e spinto a sapere qualcosa in più del rapporto tra web e radio.
La capacità tecnologica, ma soprattutto la visione finanziaria e l’impostazione di business del duo Googliano, ha generato un interessante esperimento. L’esigenza di conciliare quella che è una sorta di Spectre dell’on-line advertising con la radio ha portato Google a sviluppare nuovi canali per vendere annunci pubblicitari. Il passaggio chiave è il seguente:

Analysts expect Google Audio Ads to shake up the $20 billion annual US radio advertising industry by offering a simplified Web-based purchasing process for radio ads to its existing base of hundreds of thousands of text advertisers.

Inutile dire dell’elevato – e scontato, direi – grado di profilazione e sofisticazione della gestione dell’annuncio pubblicitario. Il sistema è ancora in versione beta, ma c’è da scommettere su una futuro lancio in grande stile.
Che cosa c’entra tutto questo con il lavoro di Antonio? Immaginate la sua idea fintamente rivoluzionaria gestita dalla potenza d’urto di Google e degli operatori televisivi (e non solo) satellitari.

domenica 10 dicembre 2006

Malattie

Pinochet è appena morto, Fidel Castro quasi, ma la democrazia non è che si senta troppo bene.

Rai e Alitalia

La RAI riabbraccia Enzo Biagi. "Largo ai giovani" è il nuovo cavallo di battaglia in viale Mazzini.

Il governo: "Vendiamo Alitalia per il bene della società stessa e del mercato". Risposta del mercato: "Per il bene nostro, tenetevela".

giovedì 7 dicembre 2006

Mariti italiani in pericolo in Colombia?

Sembra essere questa la costante di alcune recenti aggressioni. L'ultima in ordine di tempo è segnalata - tra gli altri - dal Corriere, che racconta della disavventura di un trentenne italiano sposato con una donna colombiana ed aggredito fino a riportare otto punti di sutura in viso e altri otto sul braccio. A complicare le cose, il rapporto di parentela tra la signora che ha aggredito il marito e il ministro degli esteri colombiano, Maria Consuelo Araujo (tra l'altro, bella donna). Sembra che la signora abbia anche minacciato il marito di fargli revocare il permesso di soggiorno.

Cisco triplica in India

Cisco, il colosso della Silicon Valley leader nel networking per internet, punta molto sull'India. L'importo complessivo che la società americana ha destinato e destinerà al proprio sviluppo nel subcontinente indiano supera il miliardo di dollari. Le aree di interesse sono i campus di sviluppo, il venture capital e la creazione di contenuti per il mondo digitale.

La carta-caffè di Starbucks

Una persona su otto in fila da Starbucks per prendere il proprio bicchierone di caffè ha già pagato e provvede all’ordinazione tramite una card. La carta-caffè è una delle tante operazioni di marketing e fidelizzazione di successo della società di Seattle. Nel solo periodo del Ringraziamento (che gli americani chiamano “Holiday shopping season”) appena trascorso sono state vendute carte che, una volta consumate, porteranno un fatturato complessivo pari a 170 milioni di dollari, che rappresenteranno il 12% del fatturato totale.

mercoledì 6 dicembre 2006

Prodotti agricoli egiziani

L'export di prodotti agricoli egiziani è aumentato del 70% dal 2004, secondo quanto riferito dal commissario della UE Mariann Fischer Boel. Il commissario ha anche invitato l'Egitto ad incrementare ulteriormente l'esportazione di prodotti quali la cioccolata o la pasta.
Le patate invece, affette da una malattia, non trovano spazio nei mercati europei.

martedì 5 dicembre 2006

Arabi e venture capital

Ancora capitali arabi in questo blog. E' semplice trovare notizie e interesse, considerato la grande quantità di soldi che i paesi della penisola arabica possono immettere nei mercati. Nel post precedente si mostrava come gli interessi dei magnati mediorientali si rivolgesse a mercati "classici" del settore entertainment o industriale. Eric Schmidt (Chief Executive di Google) nel corso di un suo viaggio a Dubai, ha mostrato invece molto più interesse per lo sviluppo del venture capital specialmente nei paesi del golfo. In questo modo, riproducendo per quanto possibile le dinamiche economiche e sociali createsi nella Silicon Valley, sarebbe possibile sviluppare ulteriormente ricchezza. Unica controindicazione al momento, la ancora troppo pervasiva presenza della censura che compromette un pieno uso del web.

Il calcio inglese in mani straniere. E' il turno del Liverpool

Il calcio inglese continua ad attirare soldi, e tanti. Dopo l’esempio principe del Chelsea di Abramovich, adesso è il turno del Liverpool, che si appresta a essere oggetto di una “due diligence” cioè di un esame approfondito dei conti e della gestione, finalizzato a un’eventuale acquisizione. La società interessata a rilevare lo storico club inglese è la Dubai International Capital, che pare pronta a mettere sul piatto ben 450 milioni di sterline (circa 670 milioni di euro). La società araba è una “private equity firm”, e quindi sostanzialmente interessata a una partecipazione di natura finanziaria, è partecipata dal governo dell’emirato e possiede già importanti partecipazioni in strutture alberghiere (l’inglese Travelodge Hotels Ltd.), di “entertainment” (il museo delle cere di madame Tussauds) e automobilistiche (Daimler Chrysler).
Se l’affare dovesse andare in porto, il Liverpool diventerebbe la settima squadra del campionato inglese a essere posseduta da capitali stranieri.

lunedì 4 dicembre 2006

I telefonini low-cost

Dopo i voli aerei, anche i telefonini. È questa la notizia che viene dalla Spagna, dove la Yoigo, società del gruppo scandinavo Telia Sonera, risveglia il mercato con una tariffa unica e bassa: 12 centesimi di euro al minuto, tutti i giorni e a qualsiasi orario, alla faccia degli algoritmi usati in Italia per telefonare al minuto giusto per risparmiare. Qui, maggiori dettagli, sul sempre essenziale sito di EuroNews.

Il salmone e la carota

E' più o meno facile distinguere (o essere informati circa) la natura "biologica" o meno di una carota. Ma un salmone? La risposta in questo articolo del New York Times.

domenica 3 dicembre 2006

Colombia ed Ecuador alleate nel mercato delle banane

Il governo colombiano e quello ecuadoregno hanno formalemente richiesto all’Organizzazione del commercio mondiale un arbitrato contro il vigente regime europeo di importazione delle banane. La posizione sarà molto probabilmente abbracciata anche da altri paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Le multinazionali del settore, come la potentissima Dole, si schierano ovviamente a favore delle richieste di questi paesi. Infatti, stime non ufficiali del 2006 parlano di perdite cumulate nette pari a 600 milioni di euro per le multinazionali Dole (appunto), Chiquita, Fresh del Monte e Fyffes, contro profitti per 416 milioni nel corrispondente periodo del 2005.