Carrellata su Starbucks
Breve serie di articoli su uno dei miei argomenti preferiti: Starbucks, il supermarket del caffè, un brand a proposito del quale fanno notizia anche le scritte e i messaggi che compaiono sui bicchieroni di carta.
Si comincia con un articolo di impronta economico-sociologica: con Starbucks è possibile spiegare il mondo e comprendere l'economia globale. Per l'autore dell'articolo, è addirittura possibile spiegare il motivo del boom della produttività USA a partire dalla metà degli anni '90. Ebbene, questo motivo è la caffeina e il periodo del boom inizia proprio quando la catena di bar di Seattle comincia a piazzare le proprie vetrine agli angoli di tutte le strade. Secondo questa arguta teoria, lo stesso meccanismo avrebbe garantito al Giappone una crescita impetuosa alla fine degli anni '90, periodo che coincide con lo sbarco nel Sol Levante delle grandi catene americane spacciatrici di caffeina.
Intanto, consapevole dei rischi di un'alimentazione ricca di grassi, Starbucks investe sul latte magro e lascia nel cassetto il latte intero, che finora aveva garantito gustosi sapori alle mille varianti di cappuccino vendute ai propri banconi. Un Caffe Mocha grande avrà "soltanto" 330 calorie invece delle 400 di prima.
Altro interessante articolo prevede a breve il sorpasso di Starbucks su McDonalds in termini di capitalizzazione di borsa. Ragione dietro tale imminente sorpasso sarebbe l'ampiezza dell'offerta di prodotti da forno e di bevande anche fredde nei propri negozi; si aggiunge poi la vendita di CD e DVD, anche personalizzati su richiesta degli avventori, l'offerta di wireless gratuito nei propri locali e il lancio di carte fedeltà per fidelizzare ulteriormente il cliente e farlo spendere di più. Gli analisti prevedono spazi fino a 40.000 nuovi bar (20.000 negli USA e i rimanenti 20.000 nel resto del mondo). Insomma, quello che gli esperti chiamano un "win-win scenario".
Peccato però che il titolo continua a scendere, raggiungendo i suoi minimi da un anno e mezzo a questa parte e suscitando le inutili proteste di chi ha investito (un forum ne parla senza mezzi termini). Che Starbucks abbia perso la propria anima (articolo vecchio di tre mesi, ma sempre leggibile)?
Etichette: Starbucks